Madonna dell’Umiltà
Gentile da Fabriano
La Madonna dell’Umiltà è un dipinto tempera su tavola di Gentile da Fabriano, databile al 1420-1423 circa e conservata nel Museo nazionale di San Matteo a Pisa. La Madonna dell’Umiltà, cioè seduta in terra su un cuscino, era un tema molto caro alla pittura del primo XV secolo. Maria è raffigurata in adorazione del figlio che tiene sulle ginocchia, su un preziosissimo drappo dorato, finemente decorato. Corrispondenze stilistiche e tecniche, come la raffinata lavorazione dell’oro nello sfondo e nei tessuti, rimanda al periodo fiorentino dell’artista, pienamente confrontabile con la Pala Strozzi (1423), mentre la posa del Bambino ricalca un’altra opera di quegli anni, l’Adorazione del Bambino del Getty Center. Sul tema l’artista si era già cimentato almeno in una tavola al Getty Museum di Los Angeles databile al 1420-1421 circa, dove però la Vergine è pienamente frontale. Nella tavola di Pisa invece Maria è disposta quasi di profilo ed emana una maggiore intimità e un più forte raccoglimento nel gruppo sacro. Il Bambino sembra quasi sorridere alla madre ed ha un gesto fanciullesco di afferrarle l’orlo dorato del vestino mentre sgambetta. Tipico dell’artista è il trattamento morbidissimo degli incarnati. La sontuosità dell’oro, mischiato a lacche rosse, fa passare in secondo piano gli accenni alla profondità del cuscino e della tenda di sfondo. Lungo il bordo del manto della Vergine corre l’iscrizione “AVE M[A]T[ER] DIEGNA [D]EI”. Sull’orlo del panno dov’è disteso Gesù compaiono invece caratteri arabi, che sono stati letti come il versetto del Corano che recita “Non c’è altro Dio al di fuori di Allah” (لا إله إلا الله – Lā ilāha illa Allāh). La presenza di una tale iscrizione non è stata chiarita, forse si tratta di una copia da un testo senza saperne il significato, per dare un tocco di esotismo alla rappresentazione.