Adorazione dei Magi
Ghirlandaio
L’Adorazione dei Magi degli Innocenti è un dipinto a tempera su tavola (285×243 cm) di Domenico Ghirlandaio, databile al 1485-1488 e conservato nella Galleria dello Spedale degli Innocenti a Firenze. Il 28 ottobre 1485 Francesco di Giovanni Tesori, priore dello Spedale degli Innocenti, l’orfanotrofio fiorentino, firmò col pittore un dettagliato contratto per la commissione di una pala per l’altare maggiore della chiesa di Santa Maria degli Innocenti, annessa all’ospedale. La tavola doveva avere come soggetto l’Adorazione dei Magi, La scena dell’Adorazione dei Magi venne interpretata in chiave moderna, all’avanguardia rispetto alle recenti innovazioni introdotte da Sandro Botticelli (Adorazione di Santa Maria Novella, 1475 circa) e Leonardo da Vinci (Adorazione degli Uffizi, 1481-1482). la Madonna si trova infatti al centro di una composizione piramidale col Bambino mostrato ai Magi e agli astanti. Alla base della piramide si trovano due dei Magi, uno nell’atto di baciare un piedino del bimbo, uno inginocchiato con una mano sul petto, mentre il terzo si trova in piedi sulla sinistra, caratterizzato da un manto giallo e rosso, e ritratto mentre porge in dono un ricco calice. Attorno alla Vergine si trovano il bue e l’asinello, oltre a san Giuseppe, che veglia sul bambino, guardandolo. La capanna è composta da un muro in mattoni incompiuto, simboleggiante il paganesimo in declino da cui nacque il cristianesimo. Sempre in primo piano si trovano a sinistra alcuni astanti, tra cui in secondo piano si riconoscono il committente, vestito di nero, e l’artista, che guarda verso lo spettatore. A destra invece si trovano tre personaggi del corteo dei Magi riccamente abbigliati, che dovrebbero rappresentare i membri della potente Arte della Seta. La città sullo sfondo è una rappresentazione simbolica di Roma: si riconoscono infatti il Colosseo, la Colonna Traiana, la Torre delle Milizie e la Piramide Cestia. L’influenza di Botticelli si coglie nell’impianto frontale dell’Adorazione, mentre quella di Leonardo è legata al turbine di personaggi che “avvolgono”, come in cerchi concentrici, la Sacra Famiglia, seppure secondo un schema semplificato in Ghirlandaio. I colori sono ricchi e sgargianti, con una serie di corrispondenze tra rossi, gialli e blu che creano un vibrante ritmo luminoso[6]. Grande è la cura dell’artista nella resa dei dettagli, con una resa dei diversi tipi di “lustro” (cioè di riflessione della luce sulle superfici) derivata dallo studio dell’arte fiamminga. Anche lo sfondo, che si perde sfumando in lontananza, rimanda agli esempi fiamminghi, filtrati magari dall’esempio di Pietro Perugino, allora attivissimo a Firenze.